Pagine

venerdì 31 maggio 2013

Le città invisibili


Ho un caro amico, Marco Cassini, che ogni tanto mi manda una cartolina. Non le compra dal tabaccaio o da un negozio di souvenir ma le costruisce lui con svariate tecniche, sbizzarrendosi.

L'ultima è questa, e rappresenta il mio paesello, che di nome fa Isolabona, trasformato nell'isola che c'è, come lui mi scrive
Seconda stella a destra
questo è il cammino
eppoi dritto fino al mattino
poi la strada la trovi da te
porta all'Isola che c'è
Appena l'ho presa dalla buca delle lettere, l'intrigante immagine (e Marco intrigante lo è, e anche un po' brigante) mi ha fatto andare diretto diretto a Le città invisibili di Calvino, che ho regalato più volte e se non l'avete letto non sapete cosa vi siete persi ma siete sempre in tempo.

Riporto un passo della presentazione al libro scritta dall'autore stesso

Le città invisibili si presenta come una serie di relazioni di viaggio che Marco Polo fa a Kublai Kan imperatore dei Tartari. A questo imperatore melanconico, che ha capito che il suo sterminato potere conta ben poco perché tanto il mondo sta andando in rovina, un viaggiatore visionario racconta di città impossibili. Quello che sta a cuore al mio Marco Polo è scoprire le ragioni segrete che hanno portato gli uomini a vivere nelle città, ragioni che potranno valere al di là di tutte le crisi. Le città sono un insieme di tante cose: di memoria, di desideri, di segni d'un linguaggio; le città sono luoghi di scambio, come spiegano tutti i libri di storia dell'economia, ma questi scambi non sono soltanto scambi di merci, sono scambi di parole, di desideri, di ricordi.
Italo Calvino

15 commenti:

  1. Marco, come al solito, è un vulcano di idee. Questa veduto di Isola è davvero spiazzante. Forte anche il commento.

    Calvino per me è uno dei più grandi autori italiani e, forse, il più grande del '900 (italiano). Delle "Città invisibili" mi ricordo soprattuto la città abitata dalle ninfe d'acqua costituita solo da tubi (mi pare).

    RispondiElimina
  2. Gian Paolo31/5/13 15:09

    Se non erro, uno dei due torrenti che formano l'Isola, è il Merdanzo, sulle cui rive, un po' più in alto, sorge l'ontano del Barone Rampante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fammi capire, Gian Paolo, ma esiste davvero il torrente Merdanzo? Un nome che, dato l'inquinamento dei fiumi di questi ultimi anni, è tutto un programma! :-D

      Elimina
    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    3. @Ornella
      Il rio Merdanzo esiste sul serio, ed è il fiumiciattolo dove il Barone rampante di Calvino faceva i suoi bisogni da un ontano. Ho ipotizzato che il nome derivi dal fatto che vi facevano marcire la canapa in autunno, periodo di magra.

      Elimina
    4. Ho anche individuato l'ontano. La cosa non è per niente certa ma mi piace pensarla così. È questo.

      La citazione dal libro
      "Altro problema fare i suoi bisogni. Dapprincipio, qua e là, non ci badava, il mondo è grande, la faceva dove capita. Poi comprese che non era bello. Allora trovò, sulla riva del torrente Merdanzo, un ontano che sporgeva sul punto più propizio e appartato, con una forcella sulla quale si poteva stare comodamente seduti. Il Merdanzo era un torrente oscuro, nascosto tra le canne, rapido di corso, e i paesi viciniori vi gettavano le acque di scolo. Così il giovane Piovasco di Rondò viveva civilmente rispettando il decoro del prossimo e suo proprio."

      Italo Calvino
      Il barone rampante

      Elimina
    5. e lì Alberto & co. misero in scena il Barone rampante qualche anno fa

      Elimina
  3. davvero geniali e artistiche!

    RispondiElimina
  4. Capolavoro ' Le città invisibili' , ma anche il tuo amico ha fantasia e talento.
    Cristiana

    RispondiElimina
  5. L'ho letto, l'ho letto: e ho le "mie" città invisibili preferite.
    Che libro :)
    (Ma anche, che post. Bellissimo)

    RispondiElimina
  6. Certo che ho letto "Le città invisibili".
    Tra l'altro è il libro preferito di un mio carissimo amico che, di tanto in tanto, lo cita!

    RispondiElimina
  7. Quando facevo teatro ho fatto una spettacolo su questo testo del Grande Padre di noi Liguri.

    RispondiElimina
  8. Letto, amato, citato!

    RispondiElimina
  9. Un post bellissimo. Ho un solo appunto: i luoghi ci appaiono tanto desiderabili perché non ci si abita stabilmente, se ci si vivesse chi lo sa?

    RispondiElimina