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mercoledì 14 dicembre 2011

Poi i bei tempi finiscono, ma...

Berlusconi e Minzolini
Berlusconi e Minzolini

Poi i bei tempi finiscono, ma intanto ci si è parato il culo. Se il culo non se lo parano i leccaculo chi altri?

Leggete, leggete.


Dal blog di Alessandro Gilioli

Gli inflessibili

Guardate che la vicenda Minzolini è fantastica. No, dico davvero: è fantastica.

Da dieci anni ci spiegano in coro che dobbiamo essere tutti licenziabili, tutti flessibili, cos’è questa incrostazione novecentesca del posto fisso. Ce lo spiegano un po’ tutti – anche nel Pd – ma più di tutti ce lo strillano i liberisti del Pdl (Sacconi e Brunetta in testa): cioè proprio quelli che hanno messo come direttore del Tg1 Augusto Minzolini.

Già, ma con che qualifica hanno assunto Minzolini in Rai? Leggere, per credere, la sua memoria difensiva: «Caporedattore con funzioni di Direttore». Cosa vuol dire questo? Semplice: che con quel bel contrattino, Minzolini non è licenziabile dalla Rai. Per sempre. Per sempre si potrà tenere la sua retribuzione di 550 mila euro lordi l’anno, che fanno più di 22 mila euro netti al mese, per tredici mensilità, ovviamente a spese di chi paga il canone.

Come noto, infatti, in base al contratto dei giornalisti sono licenziabili senza giusta causa o giustificato motivo soltanto i direttori e i vicedirettori. In questi casi, basta la fine del «rapporto fiduciario» con l’editore per porre termine a un contratto, con il pagamento di una penale pari a un certo numero di mensilità.

Invece, Minzolini, ciccia. Era il direttore, di fatto e senza il minimo dubbio, come ci ha ricordato più volte con i suoi editoriali. Ma non di diritto, almeno non formalmente. Quindi è illicenziabile. Infatti adesso, male che gli vada, lo sposteranno a Parigi o a New York. Dove oltre al suo stipendio da nababbo, avrà in più anche l’alloggio di servizio.

Questa è la flessibilità della destra italiana, o forse più in generale dei padroni del vapore di questo Paese: deve valere solo per gli altri, possibilmente per chi arriva in mutande alla fine del mese. Per i potenti, invece, si arriva a truccare un contratto pur di garantirgli il posto a vita.

13 commenti:

  1. Il PDL ha posizioni ad assetto variabile, a seconda che il problama riguardi gli altri o loro.
    Leggiamo questo articolo su Nicolò Ghedini:

    In fatto di intercettazioni telefoniche, il “segreto di giustizia” non può prevalere sul diritto d’informazione, afferma Niccolò Ghedini. O meglio, lo afferma l’avvocato Niccolò Ghedini, perché l’onorevole Niccolò Ghedini sostiene l’esatto contrario, e da anni preme perché le intercettazioni siano sottoposate a una legge molto restrittiva, con pene severe per i giornalisti che le pubblicano.

    Ma al Tribunale di Milano, Ghedini si è trovato a occuparsi di un’intercettazione un po’ particolare, quella tra Piero Fassino e Giuseppe Consorte sul caso Unipol (“Abbiamo una banca?”, chiedeva il segretario dei Ds al presidente del gruppo assicurativo “rosso”), che Il Giornale pubblicò nonostante non fosse stata neppure trascritta dagli investigatori della Guardia di finanza, e men che meno conosciuta dai diretti interessati (il discrimine che, con al legge attuale, rende legittima la pubblicazione di un atto giudiziario). Una vicenda che vede Silvio Berlusconi indagato per concorso in rivelazione di segreto d’ufficio – insieme al giornalista Gianluigi Nuzzi e all’ex direttore del Giornale Maurizio Belpietro - perché dopo la pubblicazione emerse che il cd con l’intercettazione fu portato nella residenza di Arcore dall’imprenditore Roberto Raffaelli, che intendeva fare un favore all’allora presidente del consiglio.

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  2. SECONDA PARTE

    Nell’udienza di oggi, il giudice per le indagini preliminari Maria Grazia Domanico avrebbe dovuto decidere sul rinvio a giudizio di Berlusconi, richiesto dal sostituto procuratore Maurizio Romanelli, che in passato si era visto respingere dal gip una richiesta di archiviazione. “E’ cosa assai anomala che la Procura, dopo aver chiesto l’archiviazione, chieda ora il processo, perché di solito in questi casi il pm tiene ferma la richiesta di proscioglimento”, ha affermato Ghedini, legale di Berlusconi insieme a Piero Longo.

    Ma ancora più anomala, almeno rispetto a quanto affermato dal Ghedini politico in tutti questi anni, la scelta di depositare agli atti una sentenza della Corte europea di Strasburgo, in tema di diritto all’informazione. Che sancisce, appunto, che anche un segreto di giustizia non può prevalere sul dovere-diritto della stampa di informare per interesse pubblico. “Sentenza – ha affermato Ghedini – che dispone la non punibilità del cronista che pubblica un atto coperto da segreto”.

    La sentenza europea è stata emessa il 28 giugno. Riguarda una giornalista portoghese che, in un servizio televisivo del 3 giugno 1999, “annunciava che all’ex direttore generale della polizia giudiziaria veniva contestato il reato di violazione del segreto istruttorio”, mostrando in onda anche l’atto di accusa e un verbale. La Corte di Strasburgo ha accolto il ricorso della cronista, che era stata incriminata nel suo Paese. I giudici – come riporta la sentenza depositata dalla difesa dell’ex premier – si sono richiamati alla “libertà di espressione”, fondamento essenziale “di una società democratica”. La stampa poi, hanno scritto i giudici di Strasburgo, “svolge un ruolo importante in una società democratica” e “deve informare il pubblico sui procedimenti giudiziari”. L’interesse all’informazione, dunque, secondo i giudici, prevale su quello alla segretezza degli atti istruttori.

    E’ lo stesso principio che hanno fatto valere oggi i difensori di Berlusconi. L’intercettazione Fassino-Consorte, infatti, venne pubblicata il 31 dicembre 2005, quando era ancora coperta da segreto, perché esisteva solo come file-audio nei pc della Procura. Solo sue settimane fa, però, in occasione di un’udienza del processo sui diritti Mediaset, Ghedini aveva affermato: “Non c’è nessuna ragione perché la legge sulle intercettazioni non debba andare avanti”, essendo “una legge giusta”. Una “legge giusta” che, nella formulazione uscita dal Senato nel luglio 2010 e poi rimasta impantanata alla Camera, prevede appunto severe limitazioni e sanzioni per giornalisti ed editori che pubblicano verbali e documenti di un’inchiesta giudiziaria in corso.

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  3. E non solo: se farà causa alla RAI ha altissime probabilità di vincere, con la conseguenza di poter chiedere, e ottenere, i danni.

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  4. Posso solo tristemente dire: "Ma che novità!" :-(

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  5. può guadagnare pure tanto ma resta sempre un morto di fame

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  6. Giorgia Calvini14/12/11 15:16

    Mentana si è dimesso da direttore del tgLa7. Non potrebbe andare lui a dirigere il Tg1?

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  7. ho i brividi di rabbia...

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  8. Ci stai provando in tutti i modi a farmi bestemmiare... ma non si può almeno rinunciare a questa infamante cittadinanza e diventare apolidi?
    Ne ho strapieni i coglioni di questo schifo untuoso chiamato italiA!

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  9. Lo avevo letto nel suo blog.

    Concordo con la prima parte del commento di Zio Scriba, sulla seconda...Zio, perchè dobbiamo essere noi a diventare apolidi, sarebbe meglio mandare loro, tutti loro, in un campo di concentramento, e se mi fate la morale per la mancanza di pietas...fate mente locale a cosa ci hanno fatto in venti anni e a cosa ci aspetta a causa dei loro venti anni di potere.

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  10. Me lo sto ripetendo e lo sto scrivendo in giro, da un po': se avessi qualche anno di meno me ne andrei via...

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  11. Anche in fatto di flessibilità e di licenziabilità ho sempre più l'impressione di vivere ne "La fattoria degli animali"… e non ti dico come mi gira non essere un maiale!!!

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  12. Minzolini non va bene neanche come letame, se lo sotterri sotto un ulivo lo fa seccare.. questi personaggi dovrebbero subire lo stesso trattamento che fu riservato nel 1944 ad Osvaldo Valenti e Luisa Ferrida da parte del CLN..
    Amen
    Maistretu

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  13. Ci vuole maggiore flessibilità.. Altrimenti non riusciamo ad arrivarci bene a 90 gradi!
    Scusa lo sfogo, ma non si possono sentire ste ingiustizie

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