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giovedì 20 ottobre 2011

Cattolici di estrema sinistra, cattolici di estrema destra

Che cosa unisce un missionario comboniano e un vescovo lefebvriano? Una sola cosa, la fede cattolica. Ma per cultura, visione del mondo e degli uomini, pratiche sociali, idee politiche, i due sono esattamente agli antipodi. Schematizzando: estrema sinistra, estrema destra. In mezzo, ci sono milioni di cattolici che votano Berlusconi credendolo un difensore della famiglia tradizionale, e quasi altrettanti cattolici che lo spregiano come accanito profanatore dei loro convincimenti morali: segno oggettivo del fatto che i "valori cattolici", per gli uni e per gli altri, non sono assolutamente gli stessi. Chiedete a Giovanardi che cosa pensa dei diritti dei gay, e chiedetelo a un prete di strada come don Gallo, e otterrete risposte inconciliabili tra loro. Entrambe di cattolici.

Dev'essere per questa totale variabilità e mutevolezza della presenza cattolica nella società e nella politica che fatico a mettere a fuoco dibattiti come quello conseguente al raduno di Todi. Rivolgersi ai "cattolici" o definirsi cattolici vale, in politica, quanto rivolgersi a tutti, e dunque a nessuno. In una società secolarizzata come la nostra, la politica, la cultura, la maniera di stare in società di ogni essere umano ne orientano i pensieri e gli atti in modo assai più determinante delle confessioni religiose.

Michele Serra
"L'amaca" di oggi


17 commenti:

  1. Sono cattolico! Premessa d'obbligo a quanto dirò: se i vescovi hanno qualcosa da dire sulla fede li posso anche ascoltare. Non accetto che mi vogliano omologare il pensiero anche su tutto il resto. E ancora meno sopporto chi usa le parole dei vescovi per attrarsi i voti degli stolti

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  2. Ognuno alle parole dà il significato che vuole. E meno male che la Chiesa segnala i pericoli del "relativismo"...

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  3. Oscurantismo e ipocrisia, come sempre, da sempre, per sempre, nei secoli dei secoli, amen.

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  4. Non c'è nulla di peggio di un politico che faccia della religione la sua bandiera... Tranne forse il clero che voglia far politica.

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  5. quoto pienamente El_Gae!!!!

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  6. Quoto Giulio, non può essere un programma politico la religione.

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  7. Sogno il giorno in cui la religione, qualunque religione, sia qualcosa di personale e privatissimo, senza più interferire/danneggiare chi è agnostico o ateo.

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  8. gian paolo20/10/11 14:19

    Sincretismo

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  9. io sono sostanzialmente ateo, ma sono convinto del fatto (storico, e non materia di fede) che il vero cristianesimo è quello protestante. che difatti è frantumato in mille rivoli, tanti quante le differenti opinioni e inclinazioni.

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  10. Col tempo sono diventata talmente anteclericale da essermi totalmente allontanata dalla Chiesa! E come "dalle8alle5", anch'io credo che il sentimento religioso dovrebbe essere qualcosa di strettamente personale e privato. A me non interessa che chi mi governa sia credente, agnostico o ateo, mi interessa che sappia governare con onestà!

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  11. Sto con Dalle8 e Ornella.

    Su Giovanardi posso dire che appartiene a quella vasta categoria di cattolici per opportunismo, si permette mille insulte e mille porcherie in quanto basta una confessione, due pater, aver e gloria e si ripulisce il piatto della coscienza quel tanto che basta a ricominciare.

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  12. Ops...errore di battitura

    ...mille insulti...;-))

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  13. La vecchia DC è stata un esempio eclatante di intromissione della religione in fatti prettamente politici.
    Gli interventi d'allora di papi (non papI, quello è altra cosa), cardinali, vescovi, monsignori, parroci e curati di campagna con omelie, prediche, raccomandazioni (ferrovie, poste e scuole: stiamo ancora pagando per i fiumi di gente inutile colà riversata) e chili di pasta o pacchi di beni misti, sono nella storia ma sembrano dimenticati.
    Poi è arrivato lo IOR e i danari (miliardi di volte più degli evangelici trenta), invece di uscire hanno cominciato ad entrare nelle casse della religione.
    Ecco: le intromissioni attuali non difendono un 'credo' ma, meno prosaicamente, la cassaforte.

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  14. Da cattolica, credente e praticante, posso solo dirti questo: quando vado a votare metto quella crocetta su ciò che mi suggerisce la coscienza. E la mia coscienza se ne strafrega da sempre di programmi politici, siano questi di destra-centro-sinistra.

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  15. Vero: il cattolicesimo è un minestrone ultramisto, ma purtroppo, visto il livello mentale dell'italiano medio, è anche il sistema più sicuro per accalapppiare voti (magari agitando i consunti cliché della Famiglia anche quando hai dieci mogli, cento amanti e mille tro**...) e per mantenere un parlamento di stampo talebano che ci farà rimanere nei secoli fedeli all'Inciviltà e all'Arretratezza (vedi la presa per i fondelli del TESTAMENTO BIO-ILLOGICO non vincolante ecc.)
    Grande Michele Serra, comunque!!

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  16. cristianesimo e cattolicesimo son due cose ben diverse

    comunque, rimanendo pure nell’ambito del cattolicesimo, cercare di ritrovare nel messaggio evangelico un modo di intendere il rapporto fra gli uomini ed il rapporto fra il singolo e il potere, è, a mio avviso, un atteggiamento utile e degno di considerazione

    certamente tutta la storia della chiesa è attraversata da tentativi di ricondursi al nucleo autentico del cristianesimo, a quelle comunità che non erano affatto omologate con il potere, a gruppi di impostazione comunistica ed autonoma che operavano forme di resistenza ai valori ed alle leggi del potere costituito

    sicuramente don gallo è vicino alla parola del nazareno, mentre certe gerarchie sono la chiesa che si è fatta potere, che si è fatta garante del potere

    ma nel vangelo, prima di cominciare il suo cammino, gesù nel deserto incontra il diavolo, che gli dice: se mi adorerai io ti darà il potere, il potere che io dò ai potenti del mondo, e gesù rifiuta

    ma c'è da notare: nel vangelo è il diavolo che conferisce il potere, quindi nel libro più sacro per un cristiano il potere è visto per quello che è

    esser cristiani davvero significa esser invisi al potere, anche se le chiese molto spesso hanno tradito gesù, la sua parola stessa, per la comoditè del potere

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