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venerdì 31 luglio 2009

L'incapacità di provare vergogna

Ero un po' che ci pensavo e che volevo scrivere di questo sentimento della vergogna che mi sembra in estinzione nel nostro Paese. Ieri a una trasmissione di Radiopopolare di Milano parlavano di questo articolo di Gianrico Carofiglio uscito martedì su Repubblica. Anche se un po' lungo per il metro dei blog, o almeno di questo blog, lo ripropongo per intero. Se vi interessa l'argomento credo che non rimarrete delusi e che magari poi avrete anche da dire la vostra.

Gianrico CarofiglioUn sintomo del grado di sviluppo della democrazia e in generale della qualità della vita pubblica si può desumere dallo stato di salute delle parole, da come sono utilizzate, da quello che riescono a significare. Dal senso che riescono a generare. Oggi, nel nostro paese, lo stato di salute delle parole è preoccupante. Stiamo assistendo a un processo patologico di conversione del linguaggio a un'ideologia dominante attraverso l'occupazione della lingua.

E l'espropriazione di alcune parole chiave del lessico civile. È un fenomeno riscontrabile nei media e soprattutto nella vita politica, sempre più segnata da tensioni linguistiche orwelliane. L'impossessamento, la manipolazione di parole come verità e libertà (e dei relativi concetti) costituisce il caso più visibile, e probabilmente più grave, di questa tendenza.

Gli usi abusivi, o anche solo superficiali e sciatti, svuotano di significato le nostre parole e le rendono inidonee alla loro funzione: dare senso al reale attraverso la ricostruzione del passato, l'interpretazione del presente e soprattutto l'immaginazione del futuro.

Se le nostre parole non funzionano - per cattivo uso o per sabotaggi più o meno deliberati - è compito di una autentica cultura civile ripararle, come si riparano meccanismi complessi e ingegnosi: smontandole, capendo quello che non va e poi rimontandole con cura. Pronte per essere usate di nuovo. In modo nuovo, come congegni delicati, precisi e potenti. Capaci di cambiare il mondo.

Proviamo allora a esercitarci in questo compito di manutenzione con una parola importante e più di altre soggetta allo svuotamento (e alla distorsione) di significato di cui dicevamo. Proviamo a restituire senso alla parola vergogna.

Nell'accezione che qui ci interessa la vergogna corrisponde al sentimento di colpa o di mortificazione che si prova per un atto o un comportamento sentiti come disonesti, sconvenienti, indecenti, riprovevoli.

È una parola da ultimo molto utilizzata al negativo: per escludere, sempre e comunque, di avere alcuna ragione di vergogna o per intimare agli avversari - di regola con linguaggio e toni violenti - di vergognarsi. La forma verbale "vergognatevi" è oggi spesso utilizzata nei confronti di giornalisti che fanno il loro lavoro raccogliendo notizie, formulando domande e informando il pubblico.

Sembra dunque che vergognoso sia vergognarsi. La vergogna e la capacità di provarla appaiono qualcosa da allontanare da sé, una sorta di ripugnante patologia dalla quale tenersi il più possibile lontani.

Sulla questione Blaise Pascal la pensava diversamente, attribuendo alla capacità di provare vergogna una funzione importante nell'equilibrio umano. Nei Pensieri leggiamo infatti che "non c'è vergogna se non nel non averne".

In tale prospettiva è interessante soffermarsi sull'elencazione, che possiamo trovare in qualsiasi dizionario, dei contrari della parola. Troviamo parole come cinismo, impudenza, protervia, sfacciataggine, sfrontatezza, sguaiataggine, spudoratezza, svergognatezza.

Volendo trarre una prima conclusione, si potrebbe dunque dire che il non provare mai vergogna, cioè il non esserne capaci, è patologia caratteriale tipica di soggetti cinici, protervi, sfacciati, spudorati. Al contrario, la capacità di provare vergogna costituisce un fondamentale meccanismo di sicurezza morale, allo stesso modo in cui il dolore fisiologico è un meccanismo che mira a garantire la salute fisica. Il dolore fisiologico è un sintomo che serve a segnalare l'esistenza di una patologia in modo che sia possibile contrastarla con le opportune terapie. La ritardata o mancata percezione del dolore fisiologico è molto pericolosa e implica l'elevato rischio di accorgersi troppo tardi di gravi malattie del corpo.

Così come il dolore, la vergogna è un sintomo, e chi non è capace di provarla - siano singoli o collettività - rischia di scoprire troppo tardi di avere contratto una grave malattia della civilizzazione.

Qualsiasi professionista della salute mentale potrebbe dirci che le esperienze vergognose, quando vengono accettate, accrescono la consapevolezza e la capacità di miglioramento, e in definitiva costituiscono fattori di crescita. Quando invece esse vengono negate o rimosse, provocano lo sviluppo di meccanismi difensivi che isolano progressivamente dall'esterno, inducono a respingere ogni elemento dissonante rispetto alla propria patologica visione del mondo, e così attenuano il principio di realtà fino ad abolirlo del tutto.

Come ha osservato una studiosa di questi temi - Francesca Rigotti - l'azione del vergognarsi è solo intransitiva e non può mai essere applicata a un altro. Io posso umiliare qualcuno ma non posso vergognare nessuno. Sono io che mi vergogno, in conseguenza di una mia azione che avverto come riprovevole. Pertanto la capacità di provare vergogna ha fondamentalmente a che fare con il principio di responsabilità e dunque con la questione cruciale della dignità.

Diversi autori si sono occupati alla vergogna. La parola è presente in alcuni bellissimi passi di Dante e ricorre circa trecentocinquanta volte in Shakespeare. Ma è davvero interessante registrare cosa dice della vergogna Aristotele nell'Etica Nicomachea. "La vergogna non si confà a ogni età, ma alla giovinezza. Noi infatti pensiamo che i giovani devono essere pudichi per il fatto che, vivendo sotto l'influsso della passione, sbagliano, e lodiamo quelli tra i giovani che sono pudichi, ma nessuno loderebbe un vecchio perché è incline al pudore, giacché pensiamo che egli non deve compiere nessuna delle cose per le quali si ha da vergognarsi"

Gianrico Carofiglio


giovedì 30 luglio 2009

Domani Patrizia D'Addario si esibisce a Parigi

D'Addario a Parigi

In che cosa consista questa esibizione della signora D'Addario, che non ha bisogno di presentazioni, domani sera a Parigi per ora non ci è dato sapere.

Dal biglietto di entrata che pubblico vediamo che la sceneggiata "I love Silvio" comincerà alle 23. Mentre da Benjamin Patou, proprietario del Globe, storico e popolare locale di Parigi, veniamo a sapere che durante la serata saranno distribuite maschere di carnevale con le fattezze di Berlusconi e gli addetti avranno tutti la maglia del Milan.

Se ci saranno novità degne di nota farò degli aggiornamenti.

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mercoledì 29 luglio 2009

Il dialetto e l'imbecillità della Lega

lettera A
Questa vocale del mio dialetto, forse unica nel mondo, e che il simbolo grafico-tipografico non può esprimere nel suo suono reale, fu tra le prime a formare parole di senso compiuto che uscirono dalla mia bocca.

Adesso sembra che facciano marcia indietro, ma fino a poco fa nessuno della Lega aveva avuto niente da dire sulla proposta imbecille dei test di dialetto per i prof.

Ne approfitto per ripubblicare un mio articolo sull'argomento

Ritorno a Babilonia
Ogni civiltà ha cercato, ciascuna alla propria maniera, di spiegare la nascita delle diverse lingue che genera in primo luogo l'incomprensione fra i popoli. I nostri antichissimi progenitori incolparono una tribù di robusti muratori fuori di senno che si erano messi in testa di costruire una torre che raggiungesse il cielo. La mitica torre di Babele nella città di Babilonia. Dio li castigò per la loro presunzione confondendo la loro lingua e disperdendoli sulla terra. Dopo quattromila e rotti anni stiamo assistendo al fenomeno inverso. Tanti idiomi stanno sparendo e la cosa ci tocca proprio da vicino: i nostri dialetti hanno ormai gli anni contati, perché una lingua o si parla o non è più.

Quando vado a zonzo per la mia vallata a rivedere luoghi già percorsi e rincontrare gente già conosciuta parlo la mia lingua madre. La prima parola di senso compiuto che ho pronunciato è stata må (mamma) come tutti i bambini della terra, ma badate bene a quel tondino sulla 'a': essa sta a indicare una vocale molto particolare che sta tra la 'a' e la 'o' e che non esiste nella lingua italiana e forse in nessun'altra parte del mondo. Ebbene questa 'å' è il marchio di fabbrica che mi identifica come Lisurencu, così come i Pignaschi hanno le 'i', i Casteluzzi le 'z', i Dolceacquini anche loro una 'å' ma con un'intonazione diversa, gli Apricalesi... beh loro meriterebbero tutto un discorso a parte.

Dicevo quando vado a zonzo parlo il dialetto, ma non con tutti, soltanto con le persone di una certa età e mai con i più giovani. Ormai la generazione che è cresciuta parlando ragionando e sognando in Italiano è diventata adulta e di conseguenza i nostri idiomi sono destinati all'estinzione. Non c'è niente da fare. Ne consegue che il senso di appartenenza che determina le radici si fa più labile anche perché quella che una volta era una comunità chiusa, diffidente verso gli estranei, gelosa delle proprie tradizioni e solidale al suo interno, si è trasformata in una convivenza di famiglie che spesso hanno in comune il solo fatto di abitare nello stesso paese e poco altro più.

Il mondo è in veloce trasformazione come non mai. Tutto il contrario della staticità economico-sociale che ha caratterizzato la nostra vallata per secoli e secoli. Dal nomadismo dei pastori che percorrevano le nostre terre mille anni fa si era passati a un'economia agricola che aveva generato la nascita dei nostri paesi e i vari linguaggi. Alla fine del millennio rinascono i nuovi nomadi. Disoccupati che rincorrono il lavoro, innamorati che rincorrono la fidanzata, esauriti dallo stress metropolitano che scappano dalle città per andare in campagna e poi accorgersi che la terra è bassa, stranieri che si son tagliati i ponti alle spalle, illusi e delusi di tutto, donne in fuga. I nostri paesi ormai sono abitati da un'umanità varia che per campare fa i mestieri più disparati, che arriva da chissà dove e che di conseguenza parla l'Italiano, ma un Italiano insipido e posticcio proprio perché non affonda le radici da nessuna parte, un Italiano che è figlio diretto della televisione dove la semplicità è confusa con la banalità. Non c'è cosa peggiore di non capirsi quando si parla la stessa lingua.

E questo appunto sta succedendo. Le parole non sono più pesanti pietre ma leggere piume che volano al vento e non lasciano segno. Non era così col dialetto perché ogni parola era impressa nella materia da cui era stata generata, fosse un albero, un temporale, uno raggio di sole tra le nuvole, uno stato d'animo. E la gente si capiva. Si amava o si odiava, ma comunicava. Adesso prevale tante volte l'indifferenza. E allora cosa si fa? Premesso, come abbiamo già detto, che comunque i nostri idiomi sono destinati a sparire, si può cercare di salvare il salvabile fin che si è in tempo. Questi nuovi mezzi digitali ci possono essere d'aiuto. Ho scritto, fra varie cose, un piccolo dizionario del mio paese.


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martedì 28 luglio 2009

Una visita non è un pentimento

Fino a che non si viene a confessare io non posso sapere la vera storia della sua vita. Per noi è un pellegrino che viene a pregare Padre Pio. Ad oggi non abbiamo nessuna notificazione ufficiale del suo pellegrinaggio. Un conto è l'accoglienza un altro il pentimento che riguarda chi va a confessare i suoi peccati.

Frate Antonio Belpiede, portavoce dei frati minori cappuccini di San Giovanni Rotondo, a proposito della probabile visita del premier Silvio Berlusconi.


Ma se, per una assai improbabile ipotesi, Berlusconi andasse a vuotare il sacco quale penitenza gli verrebbe imposta?

domenica 26 luglio 2009

Pianta dell'incenso (Plectranthus)

Pianta dell'incenso

Ci son piante che hanno un loro surrogato, per così dire. Accanto al timo (tùmbau, nel mio dialetto) per esempio si può trovare spesso la tumbaina (nome sempre nel mio dialetto), una pianta che non ho identificato del tutto simile a quella aromatica ma di cui non ha nessun pregio. Surrogato della forma.

E che dire del recanissu? Con questo nome in dialetto si chiama sia la pianta che l'estratto di liquirizia, ma anche un'altra molto diversa che però ha radici che masticate danno un sapore simile. Surrogato della sostanza.

La pianta che vedete nelle foto me la regalò tre anni fa Maddalena, la moglie di Ermanno Grillo, nessuna parentela col marchese («Ah...mi dispiace, ma io so' io, e voi nun siete un cazzo!»). Da allora ha più o meno vivacchiato fino a che quest'anno l'ho curata a dovere ed è rifiorita rigogliosa. Viene chiamata pianta dell'incenso (Plectranthus) perché emana un odore simile che sentirete più intenso se vi spremete una foglia sotto il naso. Il vero incenso invece è una resina prodotta da un albero, la Boswellia sacra, originario della Penisola arabica e dell'Africa nordorientale.

Parecchi anni fa l'amico Paolo Veziano me ne portò un bel blocchetto dallo Yemen del Sud, ma non so più che fine abbia fatto. Se lo ritrovo faccio un'aggiunta al post con la foto.

E voi siete amici di questo aroma?

Pianta dell'incenso

venerdì 24 luglio 2009

Angelina Jolie, ambasciatrice di "buona volontà" dell'ONU

Angelina Jolie in Iraq

Angelina Jolie, ambasciatrice di "buona volontà" dell'Onu, ha visitato un campo di sfollati iracheni nel nord di Baghdad e ha lanciato un appello per l'invio di aiuti. L'attrice si è recata nel campo di Shikuk, che ospita 12mila profughi interni. Staserà lascerà l'Iraq, che aveva già visitato due volte. "Avete bisogno di aiuti non perché siete poveri ma perché siete il futuro dell'Iraq", ha detto agli sfollati.

Questa la didascalia che ha accompagnato le foto che vedete apparse ieri su tutti i siti del mondo. Mi son sempre chiesto in che maniera queste ambasciatrici di "buona volontà" dell'ONU possano alleviare le pene dei diseredati della Terra. E se facciano più loro per i diseredati o i diseredati per la loro immagine. Nel caso specifico di ieri all'americana Angelina non è che sia venuto in mente, anche solo per un attimo, da quale fatto e generato da chi, quelle dodicimila persone erano diventate dei profughi?

Angelina Jolie in Iraq

giovedì 23 luglio 2009

Giustizia fai da te stile Ikea

Ghighliottina sokkomb

Non sono questi tempi di ronde e di maniere spicce? E allora bisogna anche dotarsi degli strumenti giusti come ha fatto un gruppo di attivisti bolognesi che si è presentato all’Ikea di Casalecchio con la comoda e pratica ghigliottina Sokkomb, a soli 99 euro.

La provocazione della Falegnameria sociale è anche su Facebook
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mercoledì 22 luglio 2009

Eccidio dei Catari

Papa Innocenzo III
Innocenzo III

Chissà se stamattina Benedetto XVI alle sue preghiere solite ne ha aggiunta un'altra rivolta a quello lassù per chiedere il perdono di un suo lontano predecessore, Innocenzo III. Chissà. O chissà se invece papa Ratzinger nel suo intimo abbia pensato che quello che aveva combinato il collega del medioevo era cosa brutta ma che andava fatta comunque per il bene della Chiesa. Machiavelli al proposito non ha nessun diritto di primogenitura.

"Orsù, soldati di Cristo,
orsù valorosi cavalieri della milizia cristiana.
Vi muova il generale gemito della Santa Chiesa,
vi accenda il pio zelo di punire una così grande ingiuria recata al vostro Dio!
Affrettatevi ad abolire la perfidia eretica,attaccando i suoi seguaci con maggiore sicurezza che i Saraceni,
perché sono peggiori di essi"

Con queste parole nel marzo del 1208 il Papa Innocenzo III spronò il mondo cattolico alla Crociata contro l’eresia catara. Venuta meno la speranza di riportare alla fede ortodossa la popolazione della Provenza, si decise di applicare la pratica del massacro di massa, già espressa dalla tradizione della crociata palestinese. In questo modo ogni garanzia giuridica verso i sospetti di eresia veniva meno, rimettendo tutto al giudizio inflessibile della spada.

Così, esattamente ottocento anni fa, si arrivò al massacro di Béziers del 22 luglio 1209 raccontatoci e trionfalmente rivendicato dai legati pontifici Milone e Arnaud Amaury (capo della spedizione):
«la città di Béziers fu presa e poiché i nostri non guardarono né a dignità, né a sesso né a età, quasi ventimila uomini morirono di spada. Fatta così una grandissima strage di uomini, la città fu saccheggiata e bruciata: così la colpì il mirabile castigo divino».

Le radici cristiane dell'Europa.

via


Strage dei Catari

lunedì 20 luglio 2009

Quarant'anni fa l'allunaggio - Diressero il volo degli ingegneri ragazzi

Orma dell'uomo sulla luna

Quarant'anni fa al mio paesello impazzava la festa della Maddalena, la patrona, ma molti, a un certo punto della serata, avevano lasciato la pista da ballo a altri si erano allontanati dal bancone della buvette all'aperto e si erano riversati nei locali dove le televisioni erano accese a tutto volume.

Io, assieme agli amici, ero al bar Ines (che adesso non esiste più) e fu lì che vidi le immagini in bianco e nero dell'uomo sulla luna e mi ricordo di un battimani spontaneo che sgorgò quasi liberatorio dopo il fiato sospeso dei momenti delicatissimi dell'approdo sul satellite. Tanti di voi allora non erano ancora nati e qualcuno era così piccolo che non può ricordare. Chi nato era e già in età di ricordo potrebbe raccontare dove si trovava.

In questi giorni ho letto di tutto e di più su carta stampata e web tanto che a trovare qualcosa di originale che già non sappiate è arduo. Mi ha colpito quel che segue.

L'età media degli ingegneri impegnati nei calcoli per i voli era di 23 anni e Steve Bales, l'ufficiale che guidò dalla base di controllo la complicatissima fase di allunaggio, ne aveva solo 26. Quella fu la stessa generazione di scienziati che diede vita a Silicon Valley e allevò i geni dell'informatica del XXI secolo.

Aggiunta 11:24
Vedo in giro su vari blog, come qui, che c'è gente che non ci crede e pensa sia una immane impostura. Se anche qualcuno tra i miei lettori la pensa così lo dica pure. Io sono tra quei "ciula" che ci credono.

Uomo sulla luna

domenica 19 luglio 2009

I mammiferi e la nostra specie

Madonna

Sono sempre più convinto che la specie umana della classe dei mammiferi stia subendo una mutazione più che un'evoluzione in senso darwiniano. Trasformazione culturale del rapporto tra i sessi che potrebbe diventare una trasformazione genetica.

Quello che Madonna sta mettendo in scena sui palchi d'Europa non è altro che questa mutazione.

Meriti musicali a parte della popstar che non metto assolutamente in discussione.

Foto da Lameduck.

Papatrac, guardate, guardate, che è tutto da ridere.

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venerdì 17 luglio 2009

Canicola

Bicicletta sotto la neve

Qualche ora fa sono passato qui, davanti al naviglio della Martesana e vicino alla fermata della 56. C'era gente che boccheggiava sudata in attesa dell'autobus che maledetto non arrivava. Mi sono ricordato allora di questa foto, anche perché quando l'avevo scattata l'avevo subito dopo tumblrata. Allora la gente che aspettava la 56 pestava i piedi gelati per scaldarsi.

Emisfero boreale, emisfero australe, occidente, oriente, estate, inverno, diversità insomma che la Terra si concede e ci concede e che rende varia e anche un po' tormentata la vita.

Pensate invece al paradiso terrestre. Nudi tutto l'anno nel fluire di un clima lineare e perfetto. Una noia mortale.

Qualcuno si ricorda di quel bel video sull'iceberg che ho pubblicato per due anni di fila più o meno di questi tempi di calura?


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mercoledì 15 luglio 2009

La mandria fantasma

Il Monte Toraggio visto da Melosa
Il monte Toraggio visto da Melosa. QUI il monte Toraggio e la mia età dell'incoscienza.

farfalla

Sabato scorso sono sceso da Milano in Liguria per svariati motivi. Non ultimo tra questi la possibilità di fotografare una mandria di vacche che transumavano (si può dire?) da Testa d'Alpe sul confine francese all'altipiano (2000 metri sul mare) di Marta sempre sul confine.

Conosco queste montagne meglio delle mie tasche confuse e quindi avevo in mente, se le condizioni atmosferiche lo avessero permesso, le inquadrature.

Mi sarebbero bastate due foto.
L'immagine degli animali che attraversavano l'abitato di Pigna, e uno scatto dal passo di Langan sui tornanti sottostanti tra i prati quest'anno verdissimi.

Domenica nel pomeriggio ero appunto a Pigna e avevo trovato una postazione ideale all'ultimo piano della casa di Rina e Nino, i genitori di Enrico. E c'era anche Maria Giovanna che saluto. Così assieme a Giorgio Cane e Giannino Cane ci siamo avviati per la strada di Gouta ad aspettare gli animali. Inutilmente. Il capo mandriano, che è anche il proprietario, stava scendendo su un furgone con un carico di vitelli e ci ha avvertito che il passaggio nel paese sarebbe avvenuto di notte e non al tramonto come nelle previsioni. E quindi foto impossibili.

Così assieme ai due Cane, che per inciso non sono miei parenti ma amici, siamo andati a cena nel casone di pietra ristrutturato in Bonda, dove Graziella aveva preparato, tra altre cose, un velouté de courgette, che proprio ci voleva.

Il mattino successivo avevo appuntamento alle otto in punto con Gian Paolo al bar Piombo, dove Nico Orengo ha ambientato buona parte di Islabonita. Arrivo come un orologio svizzero e subito vengo a sapere che le vacche che avrebbero dovuto pernottare a Pigna in realtà avevano continuato, o meglio avevano fatto continuare loro la marcia per le montagne. Partiamo subito all'inseguimento.

Saltano così tutti i nostri appostamenti previsti. Saltano gli orari, saltano gli itinerari. Salta tutto. Incontriamo vitelli e vacche spersi nei boschi. Sono scappati anche quattro cavalli che avrebbero dovuto accompagnare la transumanza. Assieme a Gian Paolo aspettiamo inutilmente a 2000 metri, proprio davanti alla piattaforma degli UFO (è l'ultima foto che vedete giù in basso) che questa mandria si faccia viva. Inutilmente. Ne avremo una visione quasi surreale in mezzo alla nebbia qualche ora dopo risalente la mulattiera appesa che arriva ai Gray. Non scatto nemmeno una foto a questi animali. In compenso, tanto per non ritornare a casa a mani vuote, ho scattato alla fioritura che mi sembra un po' in ritardo, farfalle comprese.

Ridiscendiamo alla Melosa e ci consoliamo al rifugio Allavena con polenta e funghi e anche salsiccia, e visto che ci siamo mi prendo anche una grappa, tanto non guido io. Non demordo. Riprovo l'anno venturo. E intanto sono ritornato a Milano.

Strada dei Gray
Strada dei Gray
Strada dei Gray

martedì 14 luglio 2009

Oggi sciopero contro il Ddl Alfano

14 luglio sciopero

Il 14 luglio questo blog aderisce all’appello di Diritto alla Rete contro il Ddl Alfano che imbavaglia la Internet italiana.

14 luglio sciopero
Ieri sera assieme a Skip nella pizzeria di Lula. La foto ce l'ha scattata Filo.

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domenica 12 luglio 2009

Strette di mano

Obama Gheddafi

C'è chi quando te la dà ti stritola, chi te la porge smorta, chi te la offre sudaticcia. C'è chi ce l'ha calda e chi fredda. E c'è chi nell'atto dello stringimento adopera anche l'altra sua mano ad avviluppare le estremità congiunte dei due corpi. Ora fra amici questo gesto è affettuosa protezione e in caso di dolore di condivisione.

Tra potenti ha ben altro significato. Quello di dire in maniera chiara e inequivocabile chi comanda.

Papa Obama

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sabato 11 luglio 2009

Marco De Carolis

Nei trenta giorni per Nico

Ora che rivedo
su la cassa di Nico
i tre uomini
- a ciascuno una vanga,
sventolare la terra
come concerto…

ora ben so che l’intagliatore
non gli era riuscito
poiché l’aveva corretto:
su di me una storia voleva
ma non mi voleva morire.

Storie d’estate normale
e di bar.
E in tanto son righe così
queste mie che ora metto
per lui.

Non c’era l’azzurro bambino
ma gli porterò vino
e rosmarino,
una mattina certo da solo
su l’altura del sole
che cala.


Marco De Carolis
Sanremo 1963



venerdì 10 luglio 2009

A quale titolo?

G8 Bruno Vespa

Visto che la visita alle macerie del premier e di Obama era blindatissima e la zona assolutamente off-limits per i 3500 giornalisti accredidati, mi chiedo, vi chiedo: a quale titolo quel signore dalla faccia non proprio sorridente era lì?

via

giovedì 9 luglio 2009

Il 14 luglio contro il decreto Alfano cosa si combina?

banner contro il decreto Alfano

banner contro il decreto Alfano - Io imbavagliatoIn sintesi. Il 2 luglio istigato da un post di Alessandro Gilioli aderivo per il 14 dello stesso mese, in concomitanza dello sciopero dei giornalisti contro il decreto Alfano sulle intercettazioni, a una giornata di silenzio per noi blogger. Dopo numerosi commenti cambiai idea e per quella giornata fu previsto un post unitario.

Daniela mi aveva inviato un banner (quello che vedete) in vari formati che ben presto ha avuto una diffusione virale, e l'infezione non è partita da me. E qualcuno mi dovrebbe spiegare da dove.

Intanto era nata una piattaforma su misura dell'evento, diritto alla rete , che propone "Il 14 luglio tutti imbavagliati su You Tube (e in piazza a Roma). INVIATE LE VOSTRE FOTO". La mia faccia imbavagliata è quella che vedete.

Però visto che l'approvazione di questo decreto è stato spostato a settembre e visto che lo sciopero dei giornalisti, per ora, è stato soppresso, chiedo a "diritto alla rete": cosa si fa?


martedì 7 luglio 2009

Frullini?

articolo rapina

Questa parte di articolo che vedete è apparsa oggi a pagina 21 del Corriere della sera. Si riferisce alla cattura di una banda di rapinatori e al sequestro dei loro ferri del mestiere. Vedo anche due frullini. Mi saprebbe dire qualcuno (se lo sa, e se non lo sa potrebbe anche inventarselo) a cosa mai potrebbero servire questi frullini per gli assalti?

domenica 5 luglio 2009

Brachichito (Brachychiton acerifolius)

brachichito
arcobalenoIeri nel tardo pomeriggio (quasi buio non per l'ora ma per un temporale in arrivo di quelli "si salvi chi può", e io non ho potuto salvarmi perché sono arrivato alla macchina zuppo tutto) sono riuscito a fotografare questo albero del tutto insolito dalle nostre parti. Che albero?

Poi è ritornato il sole e sulla via per Vallecrosia dove ci aspettava la cena è apparsa questa visione. Il campanile della chiesa di Nervia segnava le nove meno otto minuti. A tavola abbiamo fatto programmi per l'estate.
brachichito

Aggiunta 7 luglio 22:00
brachichito"

Grazie a Fausto l'indovinello è risolto e così cambio anche il titolo al post. La risposta non è stata proprio precisa ma la prendo per buona. L'albero è un brachichito, esattamente un Brachychiton acerifolius. Aggiungo la foto che gli scattai dalla villa dei giardini Hanbury nel luglio del 2004.

sabato 4 luglio 2009

Banner per il 14 luglio

Ho ricevuto da Daniela una proposta di banner per il 14 luglio. Se avete una mail sul blog mandatemi un qualunque commento e vi invio il banner e poi dite cosa ne pensate. Se non volete rendere pubblica la vostra mail scrivetemi un messaggio. E se qualcuno ha banner da proporre io e anche voi siamo qui.

Ringrazio per le citazioni
Blogosfere
Le Favà
Gilioli
Duhagst
Il Beca
Skip
Daniela
Tisbe
Se qualcuno mi è sfuggito me lo dica

Intanto
Napolitano convoca Alfano. Stop al ddl sulle intercettazioni

Aggiornamento 16:35
Ho inviato il banner di Daniela a Guido Scorza (guardate il post) che mi ha risposto così
Alberto,
grazie. bello e di impatto.
L'ho già girato a chi sta lavorando alla piattaforma.
State mandando molti loghi e l'idea, a questo punto, è di pubblicarli tutti e selezionarne uno per la manifestazione a metà della prox settimana...


Grazie Giovanna per l'interessamento.

venerdì 3 luglio 2009

Il 14 luglio un post unitario

Ieri mattina, dopo aver letto il post di Alessandro Gilioli, senza pensarci su due volte avevo preso in parola la sua proposta e avevo pubblicato la mia adesione allo sciopero del 14 luglio e invitavo altri a farlo. Poi...

...poi sono andato un po' in giro a curiosare su altri blog mentre sul mio i commenti arrivavano. Qualcuno aderiva allo sciopero ma la maggior parte era (è) per un post unitario da pubblicare quel giorno dove spiegare le nostre ragioni contro la legge bavaglio. Devo dire senza il minimo imbarazzo che dopo aver letto i vari ragionamenti ho cambiato idea sullo sciopero e anch'io penso adesso che un post unitario sia l'azione più produttiva da mettere in atto. Tempo per lanciare un bel tam tam c'è tutto.

Però sorge ora la domanda. Chi lo scrive questo post? E poi dovrebbe apparire quel giorno, non prima, e lo stesso vale per un eventuale banner da srotolare. Ci mandiamo il materiale via email? Fate proposte.

Fra poco parto per la Liguria. Mi collegherò ogni tanto, quando possibile. Poi ci sentiamo di là.

Bernard Madoff

giovedì 2 luglio 2009

Il 14 luglio sciopero dei blogger

Prendo di peso dal blog di Alessandro Gilioli il suo post e lo metto qui.
Qualche volta anche il sindacato dei giornalisti ne imbrocca una, e tra queste c’è la decisione di fare un giorno di silenzio dell’informazione il 14 luglio contro la legge bavaglio sulle intercettazioni: quella fortemente voluta da Berlusconi e fortemente gradita da criminali di ogni sorta (specie quelli della finanza).Ecco, io credo che in questa occasione la storica antipatia che la gran parte dei blogger nutre nei confronti dei giornalisti dovrebbe essere messa da parte.

Non solo perché il bavaglio in questione colpisce tutti i media, nessuno escluso, ma anche perché il ridicolo obbligo di rettifica inserito nel decreto medesimo andrà a colpire e a soffocare chi blogga, chi twitta, chi immette contenuti nei siti di condivisione e via dicendo.

Guido Scorza, che insegna informatica giuridica e diritto delle nuove tecnologie, parla senza giri di parole di «una legge ammazza-internet».Una giornata di silenzio dei blogger, per protestare insieme ai giornalisti, credo che sarebbe un bellissimo segno.

Oltre a essere un messaggio di maturità di chi pubblica in Rete, ormai affrancato dallo sciocco dualismo citizen vs. main media e consapevole che qui, i media, li si vuole colpire tutti.

Senza dire che il primo “sciopero dei blog” avrebbe un impatto mediatico straordinario - forse perfino superiore a quello dei professionisti.


Aderisco senza esitazione a questo sciopero dei blogger il 14 luglio. Se anche voi aderite e me lo fate sapere vi inserisco nella lista linkata.
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Hanno aderito
Daniela
Dario
Novalis
Duhangst
Jeremy
Quotta
Giuseppe
Pia
Enzo
Paz83
Frida
Visco
Fabio
Anna

Aggiornamento, 16.16
Nuovo post di Alessandro Gilioli sull'argomento

mercoledì 1 luglio 2009

Uscito dal retro

Riflessioni ad alta voce

Ieri il premier è stato duramente contestato nel municipio di Viareggio. Quando la gente è inviperita non rispetta più il silenzio e gli atteggiamenti che forse sarebbe giusto tenere in certi tragici frangenti. Sono intervenuti a sua difesa alcuni fans, inutilmente. Berlusconi ha abbandonato il campo prima del tempo sgattaiolando dal retro, per la porta di servizio. E al mattino si era già preso i fischi dei napoletani. Coloro che le notizie le succhiano solo dal TG1 non sanno niente di tutto questo.

Quando ci sarà, se ci sarà, un hotel Raphael (video), i fans non si faranno vedere perché come i topi avranno abbandonato la nave che affonda. Voltagabbana? Ma per carità, avranno cambiato idea. Forse proibito cambiare idea?


Elena ti ha invitato a iscriverti al gruppo "IO MI VERGOGNO DI ESSERE RAPPRESENTATO NEL MONDO DA SILVIO BERLUSCONI!" di Facebook.

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Bene, e quando magari avremo raggiunto il milione di iscritti ci guarderemo negli occhi e ci diremo «Che bravi che siamo!» E poi? E poi ci iscriviamo a un altro gruppo di simil tenore. E poi? E poi cominceremo a romperci i coglioni di Facebook e di tutte le sue stupidità. Un bel gioco dura...


Qualcuno sa dirmi che destinazione aveva il treno che è esploso?