Pagine

mercoledì 7 novembre 2007

La luna sotto casa

E' uscito per la Shake edizioni (ciao Gomma) La luna sotto casa storia sociale di Milano, dall’immediato secondo dopoguerra fino alla fine degli anni Ottanta. Autori Primo Moroni e John N. Martin.

"[...] Sono centinaia di informazioni che emergono dal libro. Compaiono nomi di persone, di strade, di locali notturni, di cinema,di piazze e, piano piano, in quel caos di «cemento armato» che trasformò la Milano dei vecchi quartieri, sembra di afferrare il filo di una trama. Quella scritta sulla propria pelle non da quelli che volevano essere «primi», ma dagli «ultimi»: dai figli dei poveri che, all'improvviso, hanno urlato il loro basta. Basta alla «società dei sacrifici» e via alla lotta per autoaffermarsi. Senza però cambiare molto. Anzi, cercando di rispettare una non ben identificata ruvida legge della strada, intrisa di lealtà reciproca, di sicurezza di gruppo [...]"
Piero Colaprico

Primo Moroni
Primo Moroni al parco Lambro nel 1989. Scattai la foto in occasione della tre giorni, 23-24-25 giugno, organizzata dal Centro Sociale Leoncavallo Né eroina, né polizia. Nemmeno due mesi dopo, il 16 agosto, il centro sociale fu sgomberato e abbattuto dalle ruspe. La vecchia facciata di via Leoncavallo 22.

Quando alla fine degli anni Settanta arrivai a Milano la mia prima casa fu in via Porpora al numero 14 vicino a piazzale Loreto. Era il tempo della banda Vallanzasca, dell'Autonomia, di Re Nudo, del Macondo e delle Brigate Rosse. Via Montenevoso dove fu scoperta la base strategica di questa organizzazione era, è, una traversa di via Porpora. A fianco del mio portone potevi entrare in un bar frequentato da una fauna pulsante di vite fuoribinario. Metalmeccanici turnisti incazzati, rapinatori appena usciti di galera in cerca di ingaggio, slavi biscazzieri e armati, greci ridanciani e truffatori, casalinghe ribelli dei piani di sopra in cerca di brivido, padri disperati in cerca delle figlie in fuga, tossici che si erano appena bucati in piazza Aspromonte, intellettuali disillusi che avevano buttato la spugna e scrivevano per riviste pornografiche, compagne e compagni, seri e frichettoni uniti nella lotta. Un giorno a un tavolo vidi quattro che giocavano a carte. Perdio, ma giocavano a belote! un gioco francese diffusissimo nell'estremo Ponente ligure, ma che pensavo sconosciuto in città. E difatti sconosciuto lo era, ma non ai malavitosi che lo avevano imparato, come seppi in seguito, dai loro colleghi di Marsiglia. Quel bar c'è ancora, ma non è più lui.

4 commenti:

  1. Mi sono trovato per caso su questo blog; lo trovo decisamente interessante: belle le tematiche, belle le immagini. Davvero complimenti.
    Labò

    RispondiElimina
  2. Lasciati dire che sei un gran narratore, alberto.
    marino

    RispondiElimina
  3. Troppa grazia, non ti rubo il mestiere Marino. Qui a Milano splendida giornata ventosa. Su al Nord com'è?

    RispondiElimina
  4. bel blog. ottimo libro! sarai linkato!

    RispondiElimina